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Mente e coscienza tra filosofia, neuroscienze e fisica quantistica (2013) con Michel Bitbol (13 videolezioni scaricabili)

Il prezzo originale era: € 70,00.Il prezzo attuale è: € 45,00.

Descrizione

13 videolezioni scaricabili

Programma delle lezioni

Secondo la classificazione di David Chalmers, la scienza della mente incontra “problemi facili” e “problemi difficili”. Chalmers considera “facile”, in linea di principio, chiarire la base neurocognitiva dei comportamenti degli organismi viventi evoluti. La comprensione delle capacità degli esseri viventi di reagire a stimuli e di categorizzarli, di integrare le molteplici informazioni che ricevono, di concentrare la loro attenzione, di controllare i loro gesti, di passare dallo stato vigile a stati caratterizzati da capacità alterate come il sonno, il coma o l’anestesia generale, è accessibile all’indagine scientifica sia concretamente che in linea di principio. Malgrado la scienza sia attualmente lontana dal rispondere a tutte le domande di questo genere, non c’è nulla, in esse, che renda a priori impossibile una loro risoluzione futura in termini neurobiologici. Il solo problema veramente “difficile”, dichiara Chalmers, concerne l’esperienza cosciente. Supponiamo infatti che tutte le funzioni mentali che reggono i comportamenti e i discorsi vengano spiegate neurobiologicamente: non sapremmo ancora per quali ragioni quelle funzioni, e quei processi neurobiologici, siano accompagnati da esperienza. “Perché – domanda Chalmers – l’elaborazione di tutte queste informazioni non si svolge nell’oscurità, in assenza di qualsiasi sensazione interna? […] C’è un baratro esplicativo tra funzioni ed esperienza.” Tale baratro esplicativo si comprende agevolmente. Una scienza della natura come la neurobiologia cognitiva si accontenta di testare sperimentalmente una rete teorica di processi fisiologici, di relazioni neuroelettriche o di nodi in un diagramma di funzioni, e di provare così a rendere conto dei comportamenti. Al più, essa fa corrispondere alcune relazioni che connettono rapporti verbali di esperienze a relazioni fra avvenimenti oggettivi; ma non ha nulla da dire sul fatto, più ‘assoluto’ di qualunque altro, che ci sia un’esperienza vissuta anziché nessuna.

Proverò quindi a mostrare che la difficoltà non dipende dall’incompletezza della ricerca neurofisiologica, ma da una sorta di incommensurabilità fra il problema della coscienza ed i mezzi che le scienze della natura hanno a disposizione per risolverlo. Il presupposto di ogni ricerca scientifica è che la modalità descrittiva del linguaggio sia applicabile ovunque, che qualunque termine possa essere dissociato da ciò che viviamo e trattato come oggetto di una descrizione. È questo pregiudizio che porta a trattare la coscienza o i qualia come proprietà di qualche oggetto. È sotto la sua influenza che è formulato il problema dell’emergenza della proprietà ‘coscienza’ a partire dall’oggetto ‘cervello’. Ora, per l’appunto, la coscienza non è né un oggetto né una proprietà di un oggetto. Essa è ciò senza cui nulla potrebbe essere considerato un oggetto. La coscienza non è dissociabile da ciò che viviamo, per la semplice ragione che essa si identifica con ciò che viviamo. In queste condizioni, non sarebbe meglio adottare direttamente un orientamento fenomenologico, piuttosto che metafisico, nell’indagine sulla coscienza? Alla luce dell’atteggiamento fenomenologico, il problema dell’emergenza della proprietà cosciente a partire da un certo oggetto biologico non appare come un falso problema, generato artificialmente da una specifica prospettiva epistemologica?

Le difficoltà che si incontrano nel cercare di spiegare l’esperienza cosciente attraverso la neurofisiologia hanno fatto pensare ad alcuni ricercatori che una scienza più fondamentale e meno ‘classica’, come la fisica quantistica, potesse avere in serbo risposte inedite. Le relazioni tra la fisica quantistica e la coscienza sono, dopotutto, antiche e reciproche. Alcuni autori (da Von Neumann a Wigner) hanno supposto che la coscienza fosse l’ingrediente necessario per risolvere il problema della misura o il “paradosso del gatto di Schrödinger”. Altri (Penrose, Stapp, ecc.) hanno affermato, all’opposto, che risolvere il problema della misura avrebbe permesso anche di identificare la base fisica della coscienza. Ma più si approfondisce la meccanica quantistica, più ci si accorge che la sua affinità con la coscienza non è da cercare nell’ambito delle soluzioni, ma in quello dei problemi. La fisica quantistica, come la scienza della mente, è una disciplina dei confini. Come la scienza della mente, la fisica quantistica lavora al limite fra la possibilità della distanziazione oggettivante e il coinvolgimento dei ricercatori in una situazione concreta. Così come la coscienza non è separabile dal fatto di essere vissuta, il fenomeno della fisica microscopica non è separabile dal suo contesto d’osservazione.
Quindi, se la difficoltà fondamentale che affronta la scienza della mente a partire dal suo punto di partenza è di dare ragione dello sguardo situato, dello ‘sguardo da qualche parte’, degli esseri sensibili e coscienti, non si vede come tale difficoltà potrebbe essere risolta dalla fisica quantistica. Poiché questa branca della fisica ha incontrato esattamente la stessa difficoltà nel suo punto d’arrivo, quando ha realizzato che le è impossibile generalizzare il suo sogno di uno ‘sguardo da nessuna parte’. Tutto ciò che possiamo fare, ed è già molto, è elaborare una strategia comune per integrare il fatto irriducibile di essere situati nel sistema delle nostre conoscenze.

Biografia

Michel Bitbol è attualmente Direttore di ricerca al Centro Nazionale della Ricerca Scientifica a Parigi, Francia. Lavora al Centro di Ricerca in Epistemiologia Applicata (CREA-Politecnico), a Parigi. Insegna Filosofia della Fisica Moderna per la scuola di dottorato all’università della Sorbona di Parigi. Ha studiato in varie università parigine, dove ha conseguito la laurea nel 1980, il dottorato di ricerca nel 1985 e l’abilitazione all’insegnamento della Filosofia nel 1997.
Ha lavorato come scienziato ricercatore dal 1978 al 1990, specializzandosi prima in idrodinamica del flusso sanguigno nelle arterie e, poi, nella microstruttura delle membrane dei globuli rossi con tecniche EPR e NMR. Da 1990 è passato alla filosofia della fisica quantistica. Ha atteso alla pubblicazione di testi di filosofia generale di meccanica quantistica di Erwin Schrödinger e ha pubblicato il libro Schrödinger’s Philosophy of Quantum Mechanics (Kluwer, 1996).
Ha anche pubblicato due libri in francese sulla meccanica quantistica e sul realismo in scienza, rispettivamente nel 1996 e nel 1998. Più recentemente si è focalizzato sulla relazione tra filosofia della meccanica quantistica e filosofia della mente. Ha pubblicato un libro in francese sull’argomento e ha lavorato a stretto contatto con Francisco Varela. Nel 1997 ha ricevuto un premio da parte dell’Accademia delle scienze morali e politiche per il suo studio sulla meccanica quantistica. Attualmente sta studiando Sanscrito per comprendere più profondamente i testi basilari dei filosofi buddhisti Nagarjuna e Chandrakirti, per un nuovo progetto filosofico sul concetto di relazione in fisica e nella teoria della conoscenza.

Opere

• Mécanique quantique, une introduction philosophique, Champs-Flammarion, 1997
• L’aveuglante proximité du réel, Champs-Flammarion, 1998.
• Physique et Philosophie de l’Esprit, Champs-Flammarion, 2005.
• Schrödinger’s Philosophy of Quantum Mechanics, Kluwer, 1996
• Constituting Objectivity: Trascendental Perspectives on Modern Physics – M.Bitbol, P. Kerszberg & J. Petitot (eds.), Springer, 2009
• De l’intérieur du monde: pour une philosophie et une science des relations, Flammarion, 2010
• La pratique des possibles: une lecture progmatiste et modale de la mécanique quantique, Enaction Series, 2013