Descrizione
Che cos’è che rende la vita, una vita autentica? Spiego il senso della domanda con una celebre pagina di Shakespeare. La battaglia di Filippi si è conclusa con la vittoria di Antonio e di Ottaviano contro Bruto e Cassio: i capi dei congiurati sono morti, l’assassinio di Cesare è finalmente vendicato. Ma nel vedere il cadavere di Bruto suicidatosi poco prima, Antonio dichiara: “Gli elementi erano così composti in lui, che la natura potrebbe levarsi e proclamare a tutto il mondo: «Questo era un uomo!»” (Giulio Cesare, atto quinto, scena quinta). È noto che Antonio aveva mosso guerra a Bruto fin dal primo istante, che l’aveva subito annoverato tra “questi macellai… che hanno versato questo sangue prezioso”, che l’aveva inseguito fino in Asia dove alla fine l’aveva sconfitto; ma ora, di fronte al cadavere dell’avversario, sente salire dentro di sé un irresistibile senso di rispetto: “Questo era un uomo!”.
Noi ci dobbiamo chiedere quale sia quella qualità che, persino di fronte a un nemico mortale, ci fa sentire di essere in presenza di “un uomo”, mentre in assenza della quale, anche se si trattasse di un amico o di un alleato, avvertiamo di essere in presenza di uno spirito servile. Ci dobbiamo chiedere che cosa fa di un uomo “un vero uomo”. È questo che intendo con “autenticità della vita”, è questo l’oggetto che vado a indagare.
Percorso
- La vita come contraddizione. Stabilito che il criterio di autenticità della vita deve essere intrinseco alla vita stessa, presento un’analisi della vita, in particolare delle considerazioni sulla logica della vita che è possibile trarre dai testi biblici, dalla filosofia e dalle riflessioni degli scienziati. Il punto di approdo è “il principio contraddizione”.
- La libertà. Il principio contraddizione consegna l’uomo alla libertà, lo definisce come libertà. La logica della vita umana, in quanto specificamente umana, è la libertà, ed è su di essa che in questo secondo passo si rifletterà, soprattutto discutendo l’obiezione del determinismo.
- Il dubbio. La natura della vita umana come libertà, ovvero come indeterminazione, sollecita la responsabilità umana alla ricerca di un fondamento su cui costruire la vita. A questo riguardo discuto il metodo di Cartesio di giungere al fondamento mediante l’esercizio del dubbio, perché ritengo che il dubbio sia la condizione antropologica postmoderna per eccellenza.
- Fedeltà a se stessi e superamento di se stessi. Presentazione e discussione del concetto di autenticità come appropriazione di sé, come fedeltà a se stessi e al proprio progetto di esistenza, che si deve alla filosofia di Heidegger. Da qui emerge che l’autenticità è sì fedeltà a se stessi, ma più ancora alla verità e al mondo dei valori.
- La verità come giustizia. A partire da un saggio di Bonhoeffer espongo il concetto relazionale di verità, che porta a identificare la verità con la giustizia e il bene, superandone la concezione dogmatica e dottrinale. Da qui emerge la duplice accezione di vita autentica: autenticità come fedeltà a se stessi, ma più ancora come esercizio della giustizia.
- La prova del dolore. Presentazione di due indicazioni concrete, a mo’ di due esercizi spirituali, verso la vita autentica. Il primo esercizio consiste in una meditazione sul dolore e su come affrontarlo, perché il dolore è il banco di prova per eccellenza della verità di una vita, è soprattutto lì che si vede quanto vale un uomo.
- Le virtù cardinali. Il secondo esercizio, ultimo passo del percorso, consiste in una semplice meditazione sulle quattro virtù cardinali, cioè su quelle quattro disposizioni spirituali che la tradizione prima greca e poi cristiana ha individuato come i cardini decisivi su cui costruire una vita autentica, cioè la saggezza, la giustizia, la fortezza e la temperanza.
Biografia
Vito Mancuso è docente di Teologia moderna e contemporanea presso la Facoltà di Filosofia dell’Università San Raffaele di Milano. Nato nel 1962 a Carate Brianza da genitori siciliani, è dottore in teologia sistematica. Dei tre gradi accademici ha conseguito il baccellierato a Milano, la licenza a Napoli, il dottorato a Roma presso la Pontificia Università Lateranense.
Vive con la moglie e i due figli sulle colline del Monferrato.
Oltre a traduzioni dal tedesco e dall’inglese, ad articoli su riviste specializzate (Communio, Asprenas, Filosofia e Teologia, Religione e Scuola, Rassegna di Teologia), a partecipazione ad opere collettive e a direzione di collane (tra cui “Uomini e Religioni” presso Mondadori), ha pubblicato numerosi libri.
Scrive per Repubblica e Avvenire. Collabora stabilmente con il settimanale Panorama.
Il senso complessivo del suo lavoro, dalle lezioni universitarie agli articoli, dai libri alle conferenze, si può definire come “teologia laica”: rigorosa teologia, vero e proprio discorso su Dio, ma tale da poter sussistere di fronte alla scienza e alla filosofia, le quali vengono così ad assumere il ruolo di interlocutori principali.
Opere
- Disputa su Dio e dintorni, Mondadori, 2009 (insieme con Corrado Augias)
- L’anima e il suo destino, Raffaello Cortina, 2007 (con prefazione di Carlo Maria Martini)
- Per amore. Rifondazione della fede, Mondadori, 2005
- Il dolore innocente. L’handicap, la natura e Dio, Mondadori, 2002, con prefazione di Edoardo Boncinelli
- Le preghiere più belle del mondo, Mondadori, 1999 (insieme all’abate benedettino Valerio Cattana)
- Dio e l’angelo dell’abisso, Città Nuova, 1997 (con prefazione di Mario Luzi)
- Hegel teologo, Piemme 1996